Iperinsulinemia e metabolismo
Tra il metabolismo e l’insulina esiste un perverso braccio di ferro.
Cerchiamo di capire perché l’insulina causi tutti questi quadri morbosi: Ovaio policistico, Sindrome metabolica, Diabete II
Per la precisione ogni volta che l’insulina viene prodotta in eccesso dal pancreas, si blocca il catabolismo, ossia la capacità che ha il nostro corpo di produrre energia, bruciando gli alimenti.
Il metabolismo, in assenza di assunzione di alimenti, inizia un processo di auto-fagia (catabolismo), da molti consigliato nel digiuno intermittente.
L’insulina immessa in circolo raggiunge le cellule del fegato, dei muscoli e del grasso, attivando l’anabolismo, che porta, oltre alla formazione di glicogeno epatico e muscolare, soprattutto, alla formazione del grasso endogeno.
Il grasso endogeno, prodotto dal fegato, è il più pericoloso, in assoluto, soprattutto, in quanto verrà veicolato grazie alle lipoproteine (VLDL e LDL), ai depositi di grasso.
Diversamente resterà nel fegato generando la famigerata steatosi epatica.
Il catabolismo è la capacità di trasformare, carboidrati, grassi, e proteine in anidride carbonica ed acqua, liberando energia, mediante reazioni chimiche in presenza di ossigeno, dette ossidazioni.
Diversamente, ciò che noi introduciamo con l’alimentazione, e non viene bruciato, verrà immagazzinato sotto forma di grasso (depositi).
Iperinsulinemia
E’ l’insulina prodotta in eccesso a comandare questa operazione, ecco perché la consideriamo un ormone potentissimo.
Per evitare di bloccare il metabolismo sarà quindi necessario eliminare dalla nostra vita tutte quelle condizioni che ne favoriscono la eccessiva produzione; prima fra tutte, una dieta basata su cibi ad alto Indice Glicemico (IG).
Non solo la dieta, ma anche una vita stressante, una vita sedentaria, terapie ormonali, ecc. possono istaurare, nel tempo, una condizione di iperinsulinismo.
Questo, a sua volta, porterà all’iperinsulinemia, che rappresenta la manifestazione plasmatica dell’insulinoresistenza.
Questa porterà ad un blocco del catabolismo e, quindi, alla difficoltà di produrre energia.
I sintomi saranno quelli tipici dell’iperinsulinismo:
aumento di peso e del giro-vita,
pelle secca,
capelli ed unghie fragili,
dolori articolari,
minore resistenza alle infezioni (sistema immunitario depresso),
lenta rimarginazione delle ferite,
depressione
diminuzione della funzionalità sessuale,
ecc.
Esiste un mezzo semplice per iniziare a combattere la condizione di iperinsulinismo: evitare, innanzitutto, i cibi ad alto IG (pane, pasta, pizza, patate fritte o cotte, riso, mais, dolci, gelati, zucchero raffinato, frutta tropicale e zuccherina, ecc.).
Insulina ormone importantissimo
Quindi, l’insulina, è un ormone importantissimo per mantenere costante la glicemia e nutrire tutti gli organi ed i tessuti insulino-dipendenti (muscoli, fegato, tessuto adiposo, ecc.).
Però, se prodotta in eccesso determina tutta una serie di disordini quali l’obesità, il diabete di tipo II, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (trigliceridi e/o colesterolo in eccesso), le apnee notturne, le crisi ipoglicemiche, l’ovaio policistico, l’obesità addominale, ecc.
Questo accade perché l’insulina prodotta in eccesso in risposta a stimoli anomali, quali stress, ormoni, e soprattutto cibi ad alto IG, prima o poi attiva l’Insulino-Resistenza (IR).
Al contrario, in condizioni fisiologiche, il corpo non oppone alcuna resistenza all’insulina (quindi non attiva alcuna barriera metabolica).
Perciò, i diabetici ed i loro familiari, le donne affette da cisti ovariche, gli ipotiroidei (indipendentemente da noduli o tiroiditi), gli ipertesi, è e tanti altri si oppongono o cercano di farlo contro l’eccesso di insulina, attivando barriere metaboliche.
Ormoni barriera per l’insulina
Ovviamente, nell’uomo, i testicoli rappresentano la più potente barriera metabolica, in grado di mantenere attivo il metabolismo, anche in presenza di grandi quantitativi di insulina, impegnata ad accumulare grasso.
Di solito, fino a trent’anni l’associazione testosterone-GH mantiene gli uomini magri senza difficoltà, anche abusando un po’ con i Carboidrati ad alto IG.
Però, con l’avanzare dell’età, la riduzione di GH e qualche stress, nonché una dieta ricca di carboidrati ad alto IG riescono a vincere questa barriera ed osserviamo addomi globosi e le classiche pancette, fino a veri e propri fenomeni di obesità.
Barriere metaboliche nella donna
Nella donna, la prima barriera metabolica equivalente ai testicoli dovrebbe essere l’ovaio, mentre in realtà, è il corticosurrene, che è in grado di produrre ormoni androgeni (DHEA).
In realtà, non si tratta di una vera e propria opposizione, come la resistenza del cortisolo, ma di una attività androgenica periferica in grado di favorire l’accumulo di grasso negli adipociti a livello viscerale con la comparsa di obesità addominale; diversamente, si ingrasserà senza limiti.
Ormoni androgeni e insulina nella donna
Quindi, nella donna, una prima barriera metabolica contro l’iperinsulinemia, è offerta dagli ormoni androgeni, che determina il tipico habitus androgenino, caratterizzate da obesità addominale ed importante muscolatura.
Al contrario, le donne ginoidi, invece, tendono ad aromatizzare tutti gli ormoni androgeni gonadici e surrenalici, trasformandoli in estrogeni, manifestando, soprattutto, il tipico aspetto ginoide con accumulo del grasso sottocutaneo su glutei, fianchi e cosce (obesità a pera).
Le ginoidi inoltre si distinguono per una maggiore estetica del volto tipicamente femminile.
Le donne androidi, inoltre, attivano una maggiore produzione di androgeni da ovaie e surreni e riducono la produzione di SHBG dal fegato, lasciando steroidi liberi circolanti, producono più LH ipofisario (che stimola la produzione di androgeni ovarici, come nel maschio il testosterone), anziché FSH, producendo cisti ovariche ed infertilità.
Insomma, tutto il metabolismo della donna si oppone all’azione dell’insulina, spostando la funzione accumulo verso la funzione consumo.
Queste donne, di solito, sono attive, muscolose, non particolarmente sovrappeso, ma possono avere, se in sovrappeso, la tipica pancetta.
Nella donna, l’ovaio non è concepito per sostenere l’attività androgenica periferica, a differenza dei testicoli, nella lotta contro l’accumulo del grasso ed il conseguente blocco energetico.
Anzi, al contrario, serve a favorire l’accumulo del grasso sottocutaneo (glutei, fianchi e cosce).
Nelle donne androgenine, come nel feto la funzione corticosurrenalica vicaria quella ovarica.
La tiroide, importante ghiandola metabolica
L’altra ghiandola che subisce, funzionalmente, l’azione dello sbilanciamento verso l’attività ginoide o androgenina, è la tiroide.
Infatti, il corpo mette in campo la seconda barriera metabolica fisiologica per opporsi all’eccesso di insulina: la tiroide.
La sua funzione è quella di attivare la termogenesi (bruciare il grasso), soprattutto, aumentando il consumo periferico dell’ossigeno.
La risposta sarà una ipertrofia, l’unico modo semplice per rispondere ad un aumento della richiesta funzionale.
L’aumento di volume conseguente si tradurrà in comparsa di noduli o nella reazione avversa autoimmunitaria la tiroidite.
Risultato la tiroide se analizzata verrà considerata insufficiente alle maggiori richieste cerebrali-ipotalamiche, evidenziate, soprattutto, dall’aumento del valore del TSH (ipofisario).
Purtroppo, sempre maggiore è il numero di donne colpite da problemi con la tiroide, soprattutto, perché non si è posta attenzione prima agli eccessi di insulina oppure non si è evitato l’uso eccessivo di ormoni.
Ipotiroidismo franco, tiroiditi, noduli tiroidei, ecc. sono all’ordine del giorno.
I casi da trattare, veramente, con ormoni sono realmente pochi.
Spesso, l’obiettivo di ripristinare un corretto equilibrio metabolico mediante l’impiego di ormoni, miseramente fallisce.
La tiroide non riprende la sua funzione, i chili aumentano, e con essi i dosaggi ormonali, e di conseguenza gli effetti collaterali.
Il più grave, a mio avviso, l’aumento della frequenza cardiaca a riposo sopra i 70 battiti/minuto.
Quindi, in termini metabolici, usando la pillola anticoncezionale (ad es. per cisti ovariche) o gli ormoni tiroidei (ad es. per noduli, ecc.), l’insulina migliora la sua performance aumentando, soprattutto, l’accumulo di grasso, non trovando alcuna barriera ormonale interna attiva.
Insulina e barriere metaboliche
Per cui, in assenza di barriere metabolico-ormonali allo strapotere dell’insulina, che sottrae energia al corpo, lo stesso attiva una resistenza vera e propria: la produzione di cortisolo.
Questo ormone attiva la macchina accumula-grasso e brucia-muscoli, soprattutto con l’obiettivo di mantenere costante la glicemia.
Questa situazione che si ripete, dopo ogni pasto, porterà nel tempo a trasformare il corpo in una palla di grasso ed acqua (ritenzione idrica) e perdita delle masse muscolari, catabolizzate a scopi gluconeogenetici (mantenere costante la glicemia).
Insulinoresistenza quando insorge ed a carico di quali organi?
Questo nel tempo porterà all’insorgere di una chiara e forte resistenza all’insulina.
La resistenza all’insulina o insulino-resistenza colpisce prima i tessuti muscolari e poi il fegato che si troverà costretto a chiedere aiuto al grasso metabolico.
Questa resistenza, purtroppo, colpisce gli organi deputati al metabolismo come il fegato che allora chiede aiuto ad un usuraio, che a caro prezzo lo offre: il grasso metabolico (viscerale).
Questo aiuta il fegato ed i muscoli, ormai indisponibili, a trasformare carboidrati (glucosio in eccesso) in grasso e ad accumularlo.
Grasso viscerale
Quello viscerale non trattiene il grasso come fa il sottocutaneo, ma una volta trasformato il glucosio (zucchero) in grasso (liberando così il circolo sanguigno dal pericoloso glucosio), a distanza di qualche ora, inizia a rilasciare acidi grassi liberi (FFA), in circolo, attivando la dislipidemia: trigliceridi e colesterolo in eccesso.
Non solo questi FFA (free fatty acid o acidi grassi liberi) andranno a bloccare i recettori dell’insulina aumento ulteriormente la resistenza periferica al glucosio.
Questo accade, in quanto il fegato in blocco metabolico, non li utilizzerà a scopi energetici (ciclo di Krebs), anche il cuore ed i muscoli non li utilizzeranno e quindi l’eccesso andr ad impegnare i recettori per l’insulina.
Inoltre, il grasso metabolico (viscerale) produce le adipochine, veri e propri ormoni dell’insulinoresistenza, che a loro volta peggiorano la capacità dei tessuti di usare il glucosio, lasciando questo compito esclusivo allo stesso grasso viscerale, attivando così, oserei dire, una spirale mortale.
Aumenteranno insulina, pressione arteriosa, lo stress pancreatico, colesterolo, trigliceridi, ecc.
Lo stress metabolico a carico del pancreas costretto a produrre sempre più insulina per ripristinare i livelli di glicemia in un corpo che non riesce a trarre energia dagli alimenti e quindi sempre più affamato.
Tutto ciò porterà il sistema corpo ad una situazione dismetabolica chiamata malattia da insulino-resistenza o diabete.
Prima della distruzione delle cellule beta-pancreatiche, che portano, inevitabilmente, il corpo verso il Diabete (vera e propria Malattia Metabolica), ovviamente si sarà attraversata una fase chiamata Sindrome Metabolica.
Intercettare prima questo stato di cose è compito di ogni operatore sanitario.
Cosa bisogna fare è
Semplice, misurare il giro-vita, la pressione arteriosa ed eventualmente delle analisi cliniche.