LIPOTOSSICITA’
Fegato Grasso-Steatosi-> infiammazione-Steatoepatite-Danno cellulare e fibrogenesi -cirrosi
Il fegato grasso (steatosi) porta all’infiammazione e quindi a steatoepatite, a causa della lipotossicità, di cui parleremo in questo articolo.
Noi cercheremo di affrontare il tema degli effetti dei lipidi sul fegato, ossia della lipotossicità.
Faccio una opportuna premessa:
Avere grasso in eccesso e la relativa lipotossicità, con tutte le conseguenze che descriveremo dettagliatamente, non significa necessariamente essere in evidente sovrappeso, ma il vero significato del grasso in eccesso, nel senso di “pericoloso”, significa che siamo incapaci di trattenerlo nei tessuti adiposi, in particolare nel grasso bianco sottocutaneo e in quello viscerale.
“Nessuno ha mai spiegato bene, cosa significhi avere grasso in eccesso!”
Soprattutto, siamo incapaci di rimuoverlo dal sangue in tempi ragionevoli, mediante i muscoli, il cuore e, principalmente dal fegato, vero filtro del sangue e vero organo deputato all’omeostasi, non solo del glucosio ematico, ma, anche, del grasso ematico (lipidemia).
Tutto ciò significa che, non siamo capaci di mantenere bassi i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi, perché:
a) o le cellule adipose sono poche o sono già tutte riempite, per cui è costretto a liberarsene;
b) o, ancora peggio, l’insulina non è più in grado di agire in termini di adipogenesi, perché le cellule adipose sono diventate insulino-resistenti, per cui le stesse debbono liberarsi del grasso in eccesso “liberandolo” (sversandolo) nel sangue.
Il grasso, rilasciato nel sangue dai depositi adiposi, sotto forma di acidi grassi liberi (FFA) o NEFA, frutto della lipolisi, per essere rimosso dal sangue, ove si comporta come una tossina, quando in eccesso, deve essere “catturato” ed utilizzato (bruciato) da altre cellule, come muscoli, cuore, ecc.
Ora, però, se dopo aver circolato per ore nel sangue, non trova utilizzatori, deve essere rimosso dal fegato, sia nelle fasi post-prandiali (remanent chilomicroni) o nelle fasi di digiuno, come LDL inutilizzate (residui delle VLDL), e da questo o accumulato o reivecolato in circolo con le VLDL o liberato nell’intestino con la bile.
Fegato organo dell’omeostasi
Il fegato, infatti, è l’unico organo deputato al recupero ed alla regolazione (omeostasi) dei livelli di grasso nel sangue.
Il fegato recupera il grasso liberato dai depositi adiposi, incapaci di trattenerlo, nelle fasi di digiuno, così come recupera i “remant chilomicroni”, nelle fasi immediatamente post- prandiali.
Ancora, il fegato recupera e regola, togliendo dal sangue l’eccesso di LDL (colesterolo cattivo), e producendo le HDL, veri “cestini”, che si vanno riempendo, strada facendo, nel sangue, con le LDL circolanti e, soprattutto, di quelle pericolose “ossidate”, attaccate alle arterie, prevenendo l’aterosclerosi.
Il fegato, quindi, non solo regola l’omeostasi del glucosio, ma anche quella dei grassi nel sangue.

Fegato e PCR proteina C-reattiva
Però, quando non ce la fa più, proprio difronte ad un grasso in eccesso, a liberare il sangue mediante la produzione della bile, delle VLDL, delle HDL e delle goccioline di grasso (lipid dropltes), ingrassandosi (steatosi), pur di liberare le arterie dai grassi in eccesso, chiede aiuto all’infiammazione (risposta innata), producendo la PCR, la proteina che innesca l’infiammazione, risposta innata che serve a liberarci dalle tossine (grassi circolanti), ma anche dai tessuti (adiposi ed epatici), già danneggiati.
Non solo, il fegato produce anche il fibrinogeno per bloccare la circolazione di queste tossine nel sangue, che stanno intossicando organi e soprattutto arterie, in particolare, il loro endotelio.
Capiamo bene, da quanto detto che il DIGIUNO è la migliore dieta per ripulire l’organismo dall’infiammazione e da tutto il grasso in eccesso e, soprattutto, da quello circolante.
Una volta dimagriti ridiamo al fegato, ma, soprattutto, ai tessuti adiposi la capacità di trattenere il proprio grasso e di assorbirlo dai chilomicroni nelle fasi post-prandiali e dalle VLDL nelle fasi di digiuno.
Purtroppo, quando abbiamo grasso in eccesso, ossia incapace di trattenere il grasso nel suo interno, e soprattutto, un fegato incapace di assorbirlo e metabolizzarlo, perché muscoli, cuore, ecc. non lo hanno voluto usare, perché sono anch’essi inattivi da troppo tempo (vita sedentaria) o, peggio, ormai, insulinoresistenti, allora al mattino, dopo almeno 8 ore di digiuno notturno, quando noi eseguiamo il prelievo ematico per le analisi del sangue, troveremo facilmente valori dei trigliceridi e del colesterolo e glicemia aumentati.
Questi saranno i chiari segnali di una condizione di rischio cardio-metabolico, che espone le nostre arterie alle lipoproteine ossidate o all’eccesso di omocisteina, sempre conseguente ad un fegato grasso.
E’ a questo punto che dobbiamo arrivare?
No, assolutamente, noi possiamo intervenire per tempo misurando lo stato di salute del nostro fegato e del nostro grasso.
Bene, come?
Misurando la plica del grasso sottocutaneo addominale, il giro vita e, soprattutto, facendo opportune analisi che ci diano i valori di glicemia, trigliceridi e colesterolo totale e HDL.
Infatti, se dopo 8 ore o più di digiuno notturno, non abbiamo ancora “smaltito” i trigliceridi circolanti e le LDL, avremo valori alti, allora significa che dobbiamo preoccuparci seriamente.
Anche la glicemia può risultare alta, e questo dipende dalla gluconeogenesi epatica conseguente all’IR e sostenuta dalla notevole disponibilità di ATP, derivante dal metabolismo dello stesso grasso (beta-ossidazione) nei mitocondri epatici.
E’ il momento di fare cosa?
Di aggiungere alle nostre analisi un altro esame.
Un altro indicatore (marker) importante: la PCR (proteina C-reattiva).
Questa ci indica se c’è infiammazione, già prima della citotossicità epatica indicata dalle transaminasi, un esame superfluo, senza PCR.
Infatti, la proteina C-reattiva (PCR), il fegato la produce in risposta ad una citochina la IL-6 prodotta dal grasso in eccesso, ormai infiammato, e dai macrofagi in esso presenti, in quanto servono per spazzare via gli adipociti in necrosi, perché troppo voluminosi o in stato di ipossia.
Il grasso in eccesso viene ripulito dai macrofagi, che liberando IL-6 vanno a chiedere aiuto al fegato, organo che regola non solo la febbre in risposta all’ipotalamo, ma, tutta la risposta infiammatoria e, non a caso, produce, anche, le immunoglobuline.
Il fegato e le immunoglobuline
Assolutamente sì, ricordo che il fegato, tra le tante funzioni che svolge sintetizza gli anticorpi, assieme a milza, linfonodi e midollo osseo.
Il fegato riceve gli antigeni, cioè le sostanze, che il sistema immunitario riconosce come sostanze potenzialmente pericolose, principalmente dall’intestino, così come da questo riceve i chilomicroni. Il fegato aiuta non solo il tessuto adiposo (grasso), ma anche l’intestino, quando sono in difficoltà, è un organo “buono” che aiuta tessuti-organi, che poi sono i primi a rivoltarglisi contro quando infiammati …che dire GRAZIE FEGATO.
Lipotossicità
Quindi, il grasso in eccesso, non trattenuto e liberato, come FFA -NEFA, nel sangue, ci espone, a rischi, che definiamo LIPOTOSSICITA’.
Il grasso in eccesso impone al fegato inviandogli il mediatore citochinico IL-6, inducendolo a produrre da buon servitore, la PCR, che attiva l’infiammazione cronica di basso grado necessaria ad allontanare questo grasso (tossina) dal sangue, innescando tutti i segnali dell’infiammazione, dall’aumentata permeabilità fino alla produzione di fibrinogeno, stimolando la produzione di piastrine e leucociti dal midollo osseo e portando così il corpo verso la formazione di coaguli e trombi con tutti i rischi connessi non ultimo il rischio di ictus (stroke) ed infarto.
Richiedere e controllare le transaminasi e basare la diagnosi, solo, su queste è un errore “grossolano”, in quanto le transaminasi indicano il danno cellulare, che, di solito, si manifesta in fase avanzata.
Approccio diagnostico
Basta con la “vigile” attesa, bisogna Intercettare ed intervenire per tempo sulle problematiche di salute.
Dobbiamo essere attenti ai chiari evidenti indicatori di uno stato di malessere, senza arrivare ai danni, dovuti al grasso in eccesso, misurando la PCR e la plica addominale del grasso sottocutaneo, che non deve superare i 15mm, a 4 cm dall’ombelico.
Ancora, dobbiamo capire, quanto sia importante DIMAGRIRE, evitando il rischio di andare incontro alla lipotossicità, a causa del grasso in eccesso, in particolare, il grasso sottocutaneo addominale e quello viscerale.
Approccio terapeutico
La dieta chetogenica, ma ancora più il DIGIUNO CHETO-PROTEICO o altro digiuno sono fondamentali per ridurre il grasso in eccesso e con esso l’infiammazione.


Quindi, curare il fegato grasso con steatosi, evitando l’infiammazione conseguente.
Non solo scenderà il peso corporeo, ma ci si libererà di quel grasso in eccesso, incapace di trattenere il proprio grasso, di staccarlo ai chilomicroni e alle VLDL, liberando il sangue e, soprattutto, il fegato dall’iperlipemia post-prandiale.
Grazie alla restrizione calorica (800 calorie), il tessuto adiposo una volta ridotto di almeno il 5% il proprio peso a riprendere la sua funzione, e con un calo dal 10% in su, ci allontanerà dall’infiammazione, (steatoepatite), ritornado a catturare i trigliceridi e il colesterolo dalle VLDL, nelle fasi di digiuno riducendo il numero di LDL circolanti, e dai chilomicroni nelle fasi post-prandiali.
Il fegato ridurrà la produzione di PCR, delle VLDL e delle “lipid droplets” (accumuli di goccioline di grasso nel fegato), allontanandoci dal rischio steatosi, steatoepatite e dalla infiammazione cronica di basso grado.
Deve essere chiaro che il grasso non è solo una questione estetica, ma un vero e serio problema di salute, ampiamente sottovalutato e sottostimato da tutta la classe medica, attenta solo alle complicanze o ai sintomi conseguenti e non all’importanza di valutare la quantità e della qualità di grasso corporeo e, soprattutto, l’importanza di intervenire in tempo, soprattutto, sui bambini e sugli adolescenti.
