Il microbiota intestinale è influenzato da zuccheri raffinati e dolcificanti
Negli ultimi decenni, il consumo di snack e bevande dolcificate con fruttosio, glucosio o sciroppo di mais è aumentato vertiginosamente in tutto il mondo sia da parte degli adulti che dei bambini.
Le dimostrazioni scientifiche documentano i numerosi svantaggi del consumo di questi prodotti sul peso corporeo, sul metabolismo glucidico, sulla sensibilità insulinica, e sul profilo lipidico.
Per questo, l’uso dei dolcificanti artificiali, privi di calorie, al posto deicalorici dolcificanti naturali, ha ottenuto grande consenso quale strategia per la riduzione delle calorie e per la prevenzione dell’obesità.
Questo, in quanto tali composti, oltre ad essere ipo- o, addirittura, acalorici, sono molecole inerti e, perciò, prive di impatto sui processi metabolici dell’organismo.
In realtà, tutto ciò è stato messo in discussione in quanto questi composti sono in grado di influenzare alcune funzioni fondamentali, come l’equilibrio fame-sazietà, l’assimilazione intestinale di glucosio e, soprattutto, il microbiota intestinale.
Microbiota intestinale il miglior amico della nostra salute
Per cui, i cibi ricchi di zuccheri, come biscotti e bevande gassate, comuni nella dieta occidentale, sono stati associati all’epidemia mondiale di obesità, come del diabete tipo due.
Inoltre, assumere cibi e bevande contenenti zuccheri aggiunti può alterare l’ecosistema microbico intestinale.
In merito a questo aspetto, dopo aver esaminato gli studi riguardanti l’influenza di zuccheri e dolcificanti sul microbiota intestinale, i ricercatori hanno ipotizzato che, al fine di adattarsi ai dolcificanti, i batteri intestinali cambino il loro profilo metabolico, ecologico e perfino genetico.
Per cui, valutare le conseguenze del consumo di zuccheri e di altri dolcificanti sulle interazioni ospite-microbiota potrebbe aiutare a determinare la sicurezza di questi prodotti.
Quindi, oltre ad affermare che cibi ricchi di zuccheri, come biscotti e bevande gassate, comuni nella dieta occidentale, siano associati all’epidemia mondiale di obesità e di altre condizioni metaboliche, si è ipotizzato che assumere cibi e bevande contenenti zuccheri aggiunti possa alterare l’ecosistema microbico intestinale.
Zuccheri aggiunti alla dieta modificano il microbiota intestinale
Infatti, numerosi studi evidenziano, che zuccheri aggiunti e dolcificanti, addirittura, modificano il microbiota intestinale.
In particolare, i carboidrati e le fonti di azoto sono in grado di modificare la struttura e la funzione del microbiota intestinale in pochi giorni.
Gli zuccheri e gli edulcoranti aggiunti includono oligosaccaridi, alcoli di zucchero e zuccheri sintetici presenti in natura. Queste molecole sono attivamente assorbite nell’intestino tenue e trasformate in composti più semplici dall’ospite o dai microrganismi intestinali.
Ricordiamo, i principali dolcificanti naturali:
Il saccarosio o zucchero da cucina, ottenuto dalla canna o dalla barbabietola da zucchero è usato come standard di riferimento per caratterizzare gli altri dolcificanti, naturali e sintetici, esso ha un potere dolcificante pari a 1. Il saccarosio è formato da una molecola di fruttosio e una di glucosio. Ha un elevato potere calorico pari a 392 Kcal per 100 grammi.
Il Fruttosio, presente nel miele e in molti frutti, viene raffinato e venduto sotto forma di cristalli bianchi. Ha un potere dolcificante 1,5 volte più alto di quello del saccarosio. Viene trasformato in glucosio nel fegato.
Il Glucosio o destrosio è una molecola organica fondamentale in quanto è la principale fonte di energia per gli organismi viventi. Nell’organismo, il suo utilizzo viene controllato dall’insulina ed accumulato o come glicogeno nel fegato e nei muscoli o trasformato in grasso se in eccesso. Ha un elevato indice glicemico, quasi due volte maggiore rispetto al saccarosio. In commercio si trova anche liquido, simile a uno sciroppo denso e molto dolce.
Il Miele è un liquido denso che viene prodotto dalle api in diverse varietà. Contiene zuccheri semplici come glucosio e fruttosio ed è nutriente perché contiene vitamine, enzimi, oligominerali. Fornisce meno calorie: 304 Kcal per 100 grammi.
Il Lattosio è formato da glucosio e galattosio ed è conosciuto come lo zucchero del latte. Presenta un potere edulcorante e un indice glicemico inferiori a quelli del saccarosio.
Polioli
L’xilitolo, sorbitolo, mannitolo sono polioli, ossia alcoli degli zuccheri presenti in natura. Sono impiegati frequentemente come edulcoranti in bevande o in dolciumi non cariogeni, quali chewingum, caramelle, cioccolato. Anche utilizzati in collutori, sciroppi per la tosse, dentifrici, pasticche per la gola.
Lo xilitolo ha una dolcezza pari a quella del saccarosio, a differenza del sorbitolo e del mannitolo che hanno un potere edulcorante inferiore. Forniscono un numero di calorie inferiore al saccarosio.
Sono assorbiti lentamente dall’intestino, dove possono dar luogo a processi fermentativi. Non bisogna superare la dose di 20 grammi/dì, in quanto potrebbero avere effetti lassativi.
Lo zucchero di canna integrale, a differenza dello zucchero raffinato, contiene vitamine, sali minerali e una minore percentuale di saccarosio. Il potere calorico è di poco inferiore a quello del saccarosio, ma le altre caratteristiche sono simili a quelle dello zucchero tradizionale.
Dolcificanti Sintetici
Invece, i principali dolcificanti sintetici sono nati in laboratorio dall’esigenza di dolcificare alimenti speciali per diabetici, si sono poi affermati come edulcoranti per alimenti dietetici grazie al loro ridotto apporto calorico. Il potere edulcorante è talmente elevato che piccolissime quantità sono in grado di conferire il sapore dolce con minimo apporto calorico. Il potere edulcorante di aspartame e acesulfame, per esempio, è 200 volte e quello della saccarina è 300-500 volte quello del saccarosio.
Microrganismi in continuo cambiamento “adattativo”
Siccome, i microrganismi sono in continuo cambiamento, adattandosi all’ambiente in cui si trovano, questo porta a modificare i loro profili metabolici e genetici.
Tali cambiamenti in rapporto al pool di zuccheri presente nell’intestino potrebbero trasformare i batteri normalmente benigni in patogeni.
Infatti, studi mirati hanno evidenziato che il glucosio e il fruttosio reprimono i geni di utilizzo dei polisaccaridi nei batteri della specie Bacteroides thetaiotaomicron.
Questo limita, ad esempio, la capacità di colonizzazione intestinale in ratti da laboratorio.
Inoltre, l’aggiunta di fruttosio o saccarina alla dieta dei topi è in grado di alterarne il microbiota intestinale. Ed ancora, oltre a modificare la struttura del microbiota intestinale, aggiungendo alla dieta zuccheri e dolcificanti è stato possibile, soprattutto, alterare il metabolismo dei microbi che ne fanno parte.
Per esempio, il genoma di topi alimentati con una dieta ricca di zuccheri e grassi si è arricchito di geni impegnati nel trasporto e nel metabolismo dello zucchero.
Ancora, l’aumento di geni microbici coinvolti nel metabolismo e nel trasporto dello zucchero del microbiota intestinale umano è stato, soprattutto, correlato al diabete mellito di tipo 2 e all’obesità.
Inoltre, è stato ipotizzato che gli zuccheri nell’intestino possono anche influenzare la formazione di biofilm.
Per questo sono stati incriminati nel favorire lo sviluppo del cancro del colon-retto e la resistenza agli antibiotici.
Infine, i metaboliti microbici possono fornire una fonte di energia aggiuntiva all’ospite, che, soprattutto, potrebbe causare obesità e stimolare la proliferazione delle cellule staminali intestinali.
Le future ricerche si dovrebbero concentrare su quali processi biologici vengono influenzati da un determinato zucchero e quali metaboliti vengano prodotti.
Inoltre, importante conoscere come i microrganismi si adattano ai cambiamenti del pool di zuccheri presente nell’intestino.
Ancora, l’analisi del microbiota di coloro che evitano alcuni zuccheri potrebbe rivelare come la loro assunzione modella il microbiota umano.
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In futuro sarà opportuno valutare le conseguenze del consumo di zuccheri e altri dolcificanti sulle interazioni ospite-microbiota. Questo potrebbe aiutare, anche, a determinare la sicurezza di questi prodotti.