Curva di von Spee: impariamo a conoscerla
La Curva di Spee (Ferdinand Graf von Spee, tedesco embriologoco 1855–1937) è:
“Una linea ideale che collega le cuspidi, cioè le sommità, dei denti naturali a partire dai canini e passando per i premolari per arrivare ai molari della stessa metà della bocca”.

Normalmente, la curva di Spee è considerata fisiologica, considerando che le cuspidi palatine e vestibolari abbiano la stessa altezza, e si tende a considerare la curva di Spee necessaria a favorire la disclusione canina e incisiva.
Al contrario, considerandola, disfunzionale o, addirittura, patologica, in caso di malocclusione, in cui si accentua molto e, soprattutto, presenta grande differenza di curvatura sui due lati.
Altre definizioni:
Secondo alcuni autori, la curva di Spee inferiore viene descritta come, una linea curva che si forma in adattamento al piano occlusale mascellare e per l’inclinazione del primo molare, e conseguentemente del gruppo incisivo, per compensare l’inclinazione in post-flessione fisiologica dell’odontoide (96°) e poter funzionalmente “accorciare” la mandibola rispetto al mascellare superiore. Tanto da rappresentare l’espressione occlusale di tutte le lordosi vertebrali compresa la pianta del piede (B. Stefanelli)
Le nostre considerazioni
In realtà, la curva di Spee non è mai eguale nelle due emiarcate, in caso di malocclusione, sarebbe differente fin dall’infanzia, indicando una genesi in stretta relazione alla dinamica funzionale o disfunzionale del cranio.
Una semplice prova di valutazione della differente curvatura e, quindi, della diversa ampiezza degli spazi che si creano andando in protrusiva, è un chiaro indicatore del quadro asimettrico che sostiene le curve di Spee fra i due lati, in stretto rapporto con una base cranica in evidente torsione.
La curva di von Spee è, quindi, un chiaro indicatore di malocclusione dentale.
Noi parliamo di malocclusione dentale non solo nel caso in cui sia presente un affollamento dentale, ma anche e, soprattutto, quando classifichiamo secondo i criteri di Angle una malocclusione dentale in Classi, valutando il rapporto sagittale fra cuspide mesio-vestibolare superiore e molare inferiore
In tal caso, parliamo di normo-occlusione e disto e mesio occlusione, poi di seconda e terza classe, ecc.
Inoltre, si debbono differenziare le basali (eredo-familiari) da quelle funzionali (fenotipiche), ma, solitamente, sono sempre miste vedi lavori di Elsa di Malta e Bellincioni, sulle terze classi.
Curva di Spee: un contributo diagnostico?
Ciò che vogliamo sottolineare, riguarda l’importanza in termini diagnostici della curva di Spee, che con il tempo si è estesa anche a quella sul piano frontale con deep ed open-bite e sul piano trasversale (orizzontale) con cross-bite mono- e bi-laterale.
Ma pochi hanno soffermato la loro attenzione sulla curva di von Spee, che venne descritta da questo tedesco, embriologo, anatomico ed antropologo di fine Ottocento, che la considerava, quasi, fisiologica.
Ovviamente, noi sappiamo che essa è patologica, o meglio adattativa-funzionale.
Come si manifesta
Essa si manifesta principalmente dal lato basso, ossia, di minima dimensione verticale, rappresentando una chiara espressione della disto-occlusione, al contrario della mesio-occlusione proprio perché essa indica un tentativo di adattamento del piano occlusale alle maggiori forze che si sviluppano su di esso in rapporto alla ricerca di un punto di appoggio.
Insomma, la curva di von Spee è l’indicatore di dove viene a mancare la dimensione verticale che costringe l’arcata ad un adattamento anatomico al fine di garantire la funzione.
Per cui, detto ciò, la Cura di von Spee la possiamo definire:
“Un adattamento anatomico dell’arcata inferiore, in risposta, ad una chiara richiesta funzionale”.
La curva di Spee può essere letta come una chiara perdita di Dimensione Verticale dettata dal tentativo di compensare una Rotazione Esterna ossea delle arcate richiamate dal muscolo massetere, a sua volta alla ricerca di un punto di appoggio per esprimere la sua forza.
Il massetere traziona l’arcata all’interno mentre questa cerca di spostarsi all’esterno (RE) per “compensare il movimento asimmetroico delle arcate, con spostamento della mediana.
Insomma, noi supponiamo che la Spee sia l’equivalente di una cross-bite ben compensato dall’arcata mandibolare su di un mascellare in torsione che a sua volta segue l’accorciamento -Torsione della base cranica.


Curva di Spee e sviluppo delle arcate
È proprio la curva di von Spee a condizionare lo sviluppo sagittale dell’arcata inferiore, a generare la diagonale di von Thielemann, a trazionare indietro il canino inferiore del suo lato, ad incarcerare il dente del giudizio inferiore, ingabbiandolo nel suo corretto accrescimento.
La curva di von Spee dovrebbe essere uno dei primi parametri di valutazione occlusale quando vogliamo iniziare un trattamento ortodontico, soprattutto, nella fase diagnostica.
E’ la curva di von Spee che permette l’asimmetria facciale.
L’accentuazione della curva di Spee serve a compensare la RE mandibolare che si porta indietro, in alto ed all’esterno, ma per evitare che vada troppo all’esterno allora diventa fondamentale che si approfondisca la verticalità con perdita della stessa.
Insomma, grazie a Spee l’arcata inferiore compensa la Rotazione Esterna con una correzione verticale modificando il piano occlusale, così anche da “incarcerare” la mandibola arretrata sul mascellare superiore. Tutto inizia con la comparsa dei primi molari permanenti per cui una correzione verticale che garantisca una spinta in avanti, all’interno equilibrante è il primo passo per una ideale correzione di arcata.
Genesi della curva di von Spee : un guadagno filogenetico?
Alla base della curva di Spee c’è l’evoluzione, ossia, la filogenesi, insomma, la capacità «adattativa» del sistema corpo nel passaggio dalla quadrupedia alla bipedia.
Un elemento nuovo è lo sviluppo della volta cranica e del suo contenuto: il cervello grazie alla discesa dei muscoli cranio-mandibolari o masticatori.


La salita dello scheletro verticalmente
Lo sviluppo della volta cranica è stato agevolato dallo spostamento in basso dei mm masticatori e dalla crescita verticale delle ossa, a cui si è accompagnato uno spostamento da dorsale a ventrale dei settori laterali, che si sono avvicinati medialmente, generando il passaggio dal cranio Platibasico a quello Tropibasico con formazione della crista galli ed avvicinamento delle orbite.

Inoltre, sono avvenute tante altre modificazioni che hanno dato origine alla formazione della faccia, alla flessione della base ed allo sviluppo del Neocranio con acquisizione dei quattro somiti occipitali, ecc

Questo ha determinato un accrescimento «verticale» della mandibola
Questo ha determinato un accrescimento «verticale» della mandibola, con la formazione della branca mandibolare e questo ha permesso, mantenendo sempre gli stessi «volumi», un accorciamento sagittale della lunghezza delle arcate, facendo scomparire la biprotrusione e facendo avvicinare il piano molare posteriore al foro occipitale

Altra nota importante:
mentre il Grande Forame si allinea con le ATM, queste si allontanano trasversalmente.
Allo stesso tempo, si espandono e si accrescono le lamine pterigoidee così da accogliere muscoli sempre più forti e più corti dando vita ad un sistema cranio-mandibolare, sempre, più efficiente, nel garantire una stabilità occlusale neuro-muscolare
PROBLEMA FONDAMENTALE: DIMENSIONE VERTICALE POSTERIORED

Curva di Spee e piano occlusale

Per cui si potrebbe già ipotizzare che la curva di Spee è un indicatore di malocclusione dentale.
Infatti, indica che il piano occlusale che va dagli incisivi inferiori ai molari, non è mantenuto.
La curva di Spee potrebbe avere in fisiologia una valenza per agevolare la disclusione canina e incisiva.
Ma, in caso di malocclusione, essa si “accentua”, in modo significativo.
Tra l’altro, la curva di Spee non è, quasi mai, uguale nelle due emiarcate.

In presenza di malocclusione, le due curve di Spee delle due emiarcate sono differenti, fin dall’infanzia.

La curva di Spee difficilmente viene utilizzata in ambito diagnostico, mentre già da sola ci indica la malocclusione. Indica il «compenso».
Basterebbe per verificarla portare in protrusiva, testa-testa gli incisivi fa loro e valutare gli spazi tra i denti latero-posteriori, oppure guardare l’allineamento dei canini superiori o inferiori.
La curva di Spee è un chiaro indicatore di malocclusione dentale
Noi parliamo di malocclusione dentale non solo nel caso in cui sia presente un affollamento dentale, ma anche e, soprattutto, quando classifichiamo, secondo i criteri di Angle una malocclusione dentale in Classi, valutando il rapporto sagittale fra cuspide mesio-vestibolare superiore e molare inferiore
In tal caso, parliamo di normo-occlusione e disto e mesio occlusione, poi di seconda e terza classe …poi ci sono anche quelle basali (genetiche-eredo-familiari) e quelle funzionali (fenotipiche), ma, solitamente, sono sempre miste vedi lavori di Elsa di Malta e Bellincioni.
La curva di Spee è importante ?
Ciò che vogliamo sottolineare, riguarda l’importanza, in termini diagnostici, della curva di Spee, che con il tempo si è estesa anche a quella sul piano frontale con deep ed open-bite e sul piano trasversale (orizzontale) con cross-bite mono- e bi-laterale.
Ma pochi hanno soffermato la loro attenzione sulla curva di von Spee, che venne descritta da questo tedesco, embriologo, anatomico ed antropologo di fine Ottocento, che la considerava, quasi, fisiologica.
Ovviamente, noi sappiamo che essa è patologica, o, meglio, adattativa-funzionale.

Come si manifesta?
Essa si manifesta principalmente dal lato basso, ossia, di minima dimensione verticale, rappresentando una chiara espressione della disto-occlusione, al contrario, della mesio-occlusione proprio perché essa indica un tentativo di adattamento del piano occlusale alle maggiori forze che si sviluppano su di esso in rapporto alla ricerca di un punto di appoggio.
Insomma, la curva di von Spee è l’indicatore di dove viene a mancare la dimensione verticale che costringe l’arcata ad un adattamento anatomico al fine di garantire la funzione.
Nuova definizione
Per cui, detto ciò, la Curva di von Spee la possiamo definire:
“Un adattamento anatomico dell’arcata inferiore, in risposta, ad una chiara richiesta funzionale”.
E’ il tentativo di trovare un Fulcro, un Appoggio.
La curva di Spee può essere letta come una chiara perdita di Dimensione Verticale dettata dal tentativo di compensare una Rotazione Esterna ossea delle arcate richiamate dal muscolo massetere, per la ricerca di un punto di appoggio o fulcro per permettergli di funzionare come leva muscolare ed esprimere la sua forza.

Il massetere traziona l’arcata all’interno, mentre questa cerca di spostarsi all’esterno (RE) per “compensare il movimento asimmetrico delle arcate, verso il lato di lavoro, con spostamento della mediana, genera la curva di Spee. (angelo bernardis)
Equivale al cross-bite

Insomma, noi supponiamo che la Spee sia l’equivalente di una cross-bite ben compensato dall’arcata mandibolare su di un mascellare in torsione, che a sua volta segue l’accorciamento-torsione della base cranica.
Curva di Spee e diagonale di von Thielemann

È proprio la curva di von Spee a condizionare lo sviluppo sagittale dell’arcata inferiore, a generare la diagonale di von Thielemann, a trazionare indietro il canino inferiore del suo lato, ad incarcerare il dente del giudizio inferiore, ingabbiandolo nel suo corretto accrescimento.
La curva di von Spee dovrebbe essere uno dei primi parametri di valutazione occlusale
La curva di von Spee dovrebbe essere uno dei primi parametri di valutazione occlusale quando vogliamo iniziare un trattamento ortodontico, soprattutto, nella fase diagnostica.
E’ la curva di von Spee che permette, avere un’occlusione in presenza di una asimmetria facciale.
L’accentuazione della curva di Spee serve a compensare la torsione cranica a cui si «adatta» la torsione mandibolare.
Per cui, al fine di compensare una perdita di dimensione verticale e di lunghezza di arcata diventa necessario «accentuare» la curva di von Spee.
La curva di Spee, forse, è all’interno del cavo il più evidente «adattamento evolutivo» delle arcate dentali alle nuove dimensioni sagittali e verticali delle arcate dentali.
Per quelle trasversali compensa il cross-bite.
Insomma, l’affollamento dentale, il cross-bite, così anche la curva di Spee sono tutti adattamenti finalizzati a garantire un appoggio fra le arcate dentali.
Ovviamente l’obiettivo è quello di considerarla ogni volta che approcciamo un trattamento ortodontico.

Dr. Angelo Bernardis
Specialista in Odontoiatria
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